L’edizione 2.0 inizia con Vanni Cuoghi (dalla carta con ID 001)

Circa 200 artisti sono coinvolti nella nuova edizione di Arscode il gioco dell’arte.
Davvero uno sforzo notevole, in termini di relazioni e di produzione. Ma non potevamo essere banali…

Così, con l’obiettivo di voler anche dar voce agli artisti stessi, abbiamo pensato di realizzare piccole interviste. In questo modo riusciamo a far conoscere più in profondità gli artisti con cui giocheremo… Con frequenza almeno settimanale, cercheremo di essere puntuali per presentarvi un artista con un dialogo diretto. Ci piace pensare che, giocando con le loro opere, possiate anche saperne di più su ogni artista.

Da chi cominciamo? La scelta, che apparentemente sembrava complessa, si è rivelata semplice, quasi scontata: dalla carta con ID 001.

 

Quindi si parte con Vanni Cuoghi!

Siamo curiosi di conoscere il concept della tua opera, con cui tutti potranno giocare… Ti va di raccontarci qualcosa?
I miei lavori sono nati poco prima del lockdown. Passeggiando la sera nel mio quartiere mi affascinavano le cataste di mobili messi in strada che aspettavano il camion che li avrebbe portati in discarica. Erano scenografie bellissime, perché l’intimità di una casa diventava pubblica svelandosi a tutti.
Pensai di fare la stessa cosa sulla mia scrivania. Ritagliai immagini di alberi, montagne, case, piante tratte dalle pagine dalle riviste, le incollai su dei cartoncini per renderle rigide, creando così piccole scenografie con paesaggi bizzarri che sovvertivano le leggi della prospettiva e della visione. Ciò che era di piccolo formato diventava grande e lo schermo del computer o un libro aperto, si trasformavano in un fondale con cieli improbabili.
Dipingere queste scene mi faceva immaginare mondi lontani in cui le vette del Monte Bianco dividevano lo spazio con piante esotiche e semplici scatole in legno si ergevano come sopravvissute rovine di torri medioevali.
Questa accozzaglia di sagome, nel momento in cui veniva dipinta, assumeva un carattere metafisico e perturbante. Mi è bastato inserire un’unità di misura “sbagliata”, una piccola figura umana, per giustificare il tutto e trasformarlo visivamente in una scenografia. Ecco quindi che la pittura è stata messa in scena.
Adesso ho voluto amplificare questo gioco e le sagome, che prima erano realizzate su un cartoncino e abitavano la mia scrivania, adesso sono giganti, realizzate in legno sagomato e dipinte ad olio, invadono il mio studio e le persone ci passano attraverso, fotografandosi e giocando a fare gli attori.

Ci racconti come si sviluppa una tua giornata tipica?
Arrivo in studio verso le 9. Mi aggiro tra le tele e i disegni decidendo da dove iniziare. Poi scelgo la colonna sonora e… parto.
Lavoro fino alle 13:30 poi mangio un boccone. Un tempo andavo nella trattoria vicino al mio studio, ma con il passare del tempo e l’aumento del peso corporeo, ho dovuto diminuire le visite. Ora ci vado solo se ho ospiti a pranzo.
Durante il pomeriggio continuo il lavoro della mattina e vado avanti fino alle 20, a meno che non ci siano delle inaugurazioni a cui mi fa piacere andare. Poi a cena con gli amici di sempre oppure si torna a casa.
In questo periodo vado a letto presto, magari dopo aver letto un po’ oppure dopo aver guardato una puntata di una serie televisiva, tenendo in braccio il mio gatto che funziona anche un po’ da scaldino.

Nell’attuale società, qual è e, soprattutto, quale dovrebbe essere il ruolo di un artista?
Personalmente, con il passare del tempo, mi sono accorto che l’artista deve prendere una posizione e cercare di far sentire con forza la propria voce in più ambiti, proprio nel tentativo di rendere meno facile la strada all’omologazione e al pensiero unico.
Il problema è che il ruolo dell’artista non ha più lo stesso peso nella società contemporanea.
I detentori del nuovo significato della parola “artista” non sono più i pittori, gli scultori e gli architetti, ma sono gli attori, i cantanti e gli showman. Proprio recentemente ho sentito un’influencer definirsi artista.

Qual è il tema contemporaneo più scottante?
Il problema è che è tutto riconducibile al mercato e all’economia.
L’apparente svolta neo-ecologista è soltanto una messa in scena per giustificare lo spostamento dell’asse verso nuove economie. Le parole” riciclo”, “riutilizzo”, “risparmio” (ti ricordo che sono nato a Genova…) sono le uniche vere modalità che possono generare economie sostenibili e, soprattutto, credo che ognuno di noi dovrebbe agire utilizzando ciò che si ha a sottomano e provare a trasformare lo scarto in risorsa.
L’artista non è forse dedito a pratiche alchemiche?

Può un artista essere un attivista?
Lo è obbligatoriamente, anche se dice di non volerlo essere.

Se avessi l’opportunità di passare un paio d’ore con un grande personaggio del passato, chi sceglieresti e perché?
Ho il grande rimpianto di non aver mai conosciuto Italo Calvino. Avrei molte cose da chiedergli. “Lezioni Americane” è un libro fondamentale per chi intraprende un cammino come il nostro.

Qual è la prima cosa che ti viene in mente se ti dico “giochi da tavolo”?
È un bellissimo momento di incontro, in cui si pratica antropologicamente una delle discipline più antiche del mondo: il gioco appunto e, quando si gioca, si sperimenta, si fanno delle “prove generali” senza però correre dei rischi.

Le Carte con le opere di VANNI CUOGHI sono inserite in queste scatole

L’edizione 2.0 inizia con Vanni Cuoghi (dalla carta con ID 001)
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